sabato 14 gennaio 2012

Ugualmente Bello: XX° esercizio taoista.



E’ uno  degli esercizi taoisti praticati nella nostra scuola, il ventesimo se vogliamo essere precisi. Spesso il nome di questi esercizi ha una grossa corrispondenza con il gesto fisico che stiamo andando ad eseguire, il che rende lampante il significato che il nome cela, sempre molto poetico, come è nella più caratteristica tradizione cinese. In alcuni casi, come questo, il nome dell’esercizio ha bisogno di un passo in più della nostra sensibilità per poterne interpretare il significato, che comunque potrebbe essere diverso ed interessante per ognuno di noi.

L’esercizio comincia da una prima posizione stabile, eretta,  le mani che si sfiorano davanti al petto realizzando la sfera delle braccia, lo sguardo è volto in avanti. Il movimento prosegue con una rotazione laterale, ci si gira su un lato, lo sguardo è ora rivolto in questa nuova direzione, si rimane aperti, sia fisicamente che mentalmente, protesi verso questo diverso punto di vista.  Il movimento prosegue ripassando dal centro, dal punto di origine, per poi andare in maniera speculare sull’altro lato.
Lo sguardo, seguendo il movimento, può spaziare da un estremo all’altro, permettendoci di avere visuali nuove, diverse.

Ugualmente Bello, XX° esercizio taoista, potremmo tentare di interpretare questo nome, basandoci sul movimento fisico,  potremmo pensare che da qualsiasi parte ci possiamo girare potremmo sempre cogliere il bello delle cose. Se passiamo da un punto di vista assodato ad uno nuovo, magari diametralmente opposto non è detto che qualcosa cambi realmente, forse in realtà nulla sta cambiando in maniera veramente importante e l’eventuale cambiamento, anche se importante, non è detto che debba per forza essere negativo.

I cambiamenti che ci spaventano, spesso sono solo una semplice variazione di abitudine.

Qualsiasi cosa capiti può avere un lato o un punto di vista bello o piacevole, qualsiasi cosa ci capiti in un dato momento, forse doveva succedere e molte volte ci si trova a scoprire che questa cosa ha anche migliorato una situazione o magari addirittura la nostra vita.

E’ fondamentale trovare il significato positivo delle cose, cambiare visuale e vedere che un lato diverso, può essere “Ugualmente Bello”.

Davanti ad un grosso o piccolo cambiamento, davanti a situazioni che non sono controvertibili, si deve riuscire a voltare pagina senza grandi rimpianti, si deve arrivare ad uno stato di serenità e buttarsi alla ricerca del positivo che c’è nella nuova realtà con entusiasmo.

Le situazioni che fanno più soffrire sono quelle in bilico, non definite, dove non si ha agio di porre delle basi, poi, quando il tutto tende prendere corpo, su questa eventuale nuova condizione ci si può permettere di lavorare, sviluppandola per renderla più in sintonia con il nostro modo di vedere, insomma nel cambiamento, almeno nel lungo periodo, si può vedere quasi sempre qualcosa di positivo o comunque andare avanti con passo fermo.
Possiamo pensare di applicare questa filosofia sia alle esperienze più provanti che a quelle più banali, queste ultime spesso meglio si prestano per un esempio.
Alcuni anni fa venne soppresso il servizio di pullman nell’azienda dove lavoravo, il massimo della banalità forse, ma utile per fare un esempio. Da un primo momento riuscivo a vedere solo la fine di un periodo, di un’era. A differenza di quasi tutte le persone che conoscevo, non avevo mai dovuto pensare ad un modo per andare “quotidianamente” sul posto di lavoro. C’era una mezzo che mi caricava ed in un ambiente riparato quasi da qualsiasi cosa, mi scaricava alla mia meta, così la mattina come la sera, niente stress, niente traffico da affrontare, biglietti da comprare, era il mio angolo di lettura, mezz’ora al mattino e mezz’ora la sera, per tanti anni, l’unico vincolo un orario inflessibile, tutto sommato non poco, ma per contro l’utilità e l’agio che derivavano da questo servizio mi sembrava compensassero ampiamente ogni rigidità. L’ultimo giorno di utilizzo, mi sono ritrovato a pensare a tutto questo e che dal giorno dopo avrei avuto la prospettiva quotidiana di altre migliaia di persone, alcuni colleghi per esempio dovevano percorrere 40 Km in macchina al mattino ed altrettanti la sera nel traffico ed in quei giorni nevicava a dirotto.

Ugualmente Bello, il ventesimo Esercizio Taoista: in quel momento potevo definirmi a metà dell’esercizio, avevo concluso la mia prima rotazione e me ne stavo a guardare su di un lato, ad una condizione conosciuta che aveva in primo piano solo aspetti positivi e quasi nessun aspetto negativo. Ora ero costretto, come avviene spesso nella vita come nel Tai Chi a cambiare posizione, a tornare ad essere dinamico dopo un periodo di staticità attiva.
Il ventesimo Esercizio Taoista: si ritorna a passare dal punto di partenza, tutto si azzera e ci si volge dalla parte opposta, il panorama davanti a noi è cambiato, diverso, nuovo, sconosciuto, ma se ci sforziamo di guardare con attenzione potremmo vedere che è “Ugualmente Bello”. E’ bastato pochissimo per cambiare completamente la visuale.

Quando hai una situazione particolare e troppo comoda, non ti rendi conto che cominci a rinunciare a molte altre cose, per esempio la totale libertà di azione, o meglio, l’idea stessa della libertà.

Riesci a vedere che per anni, venivi caricato in un punto e scaricato ore dopo sempre nel medesimo, nel mezzo solo la ditta, il classico detto casa&lavoro andare da qualsiasi altra parte comportava dei vincoli logistici e temporali. In quel giorno i vincoli si erano dissolti, prendendo dei mezzi molto più flessibili, potevi vivere al di fuori di questo tragitto, o meglio potevi viverti il tragitto, vedere gente, fermarti per negozi, staccandoti completamente dal discorso delle due mete, dalla partenza, dall’arrivo e dagli orari.

Quella mattina sono andato al metrò, il tempo era bigio, l’aria frizzante, ho acquistato il mio biglietto, ho scelto la carrozza che mi sembrava più tranquilla, c’erano posti liberi a sedere, ho leggiucchiato, mi sono guardato la fauna variegata del mattino, ne ho sentito i profumi, gli odori, i tanfi, i discorsi e gli atteggiamenti. Ho cambiato mezzo e mi sono voluto godere in piedi l’emersione dal sottosuolo in periferia, la MM2 esce allo scoperto ai confini di Milano. Mi sono assaporato la sorpresa di vedere che tutto era imbiancato, nel giro di una mezz’ora il tempo bigio era cambiato ulteriormente ed era caduta copiosa la neve.
Sono arrivato alla stazione e con una certa soddisfazione, mi sono tirato il cappuccio sulla testa e mi sono avviato sotto la neve per le centinaia di metri che mi separavano dalla meta, assaporando ogni differenza di una nuova situazione.
 

Come dicevamo, questo è solo un esempio banale fra i tanti che potremmo fare, ma in tutte le situazioni che possono capitare in una vita c’è sempre una prospettiva che può essere comunque significativa.  Un aspetto che in un primo momento può sembrare peggiorativo può rivelarsi, se visto senza pregiudizi e nella giusta ottica, in tutti i suoi aspetti positivi, nuovo, diverso, ma “Ugualmente Bello”.

Paolo

7 commenti:

  1. Miseria , già faccio fatica a leggere per via dell'età...in più mi butti giù sti pensieri profondi che devo rileggere almeno quattro volte per illudermi di averne capito il significato..sei troppo profondo per una povera mortale come moi...


    Antonella

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  2. Ah, davvero interessante quel che proponi! Conosco lo Yoga, lo pratico, ma non pratico il Tai Chi, anche se credo che prima o poi mi ci mettero' ;-)
    "I cambiamenti che ci spaventano, spesso sono solo una semplice variazione di abitudine." Sai che questo è il succo del Libro Tibetano dei Morti? ;-) Sì, perfino la morte è per i tibetani solo un... passaggio di stato, un cambiamento, per quanto sia il più importante di tutti. E, dicono, se si impara in vita a padroneggiare il cambiamento degli avvenimenti e anche del nostro pensiero... saremo allora in grado di farlo anche in quell'ultimo ma importantissimo passaggio... ;-)

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  3. Anche io ho provato a praticare lo yoga, ma non mi ci sono trovato a mio agio, ero anche parecchio giovane, magari a distanza di anni le sensazioni potrebbero essere molto diverse, chi lo sa in futuro….

    La visione della morte è davvero diversa nelle pratiche, nella filosofia e nelle religioni orientali rispetto a quello che avviene In occidente.
    E’ vero, si viene spinti in vita a prepararsi, ma soprattutto ad accettare la morte, cosa che invece è nettamente rifiutata dalla nostra cultura, parlare di morte “porta male” e si arriva nel profondo a pensare di non dovere morire mai, con ovviamente tutte le sofferenze che questa ottica si porta dietro. Anche il Taoismo ha dei profondi rimandi su questo argomento, nell’ottica circolare dello yin e yang, la vita non avrebbe senso senza la conseguente morte, uno passaggio molto interessante compreso nel Tao Te Ching recita: “Muori senza morire e vivrai per sempre”.

    Paolo

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  4. Vero Paolo, aggiungo che non sono tanto le religioni e la spiritualita' occidentali a rifiutare la morte, quanto il tipo di societa' nelle quali ci troviamo. Per definizione, una religione o una corrente spirituale che rifiuti la morte e'... un assurdo in essere, dato che e' quasi sempre la paura della morte a spingere l'essere umano in cerca di una risposta.
    Oh, anche io ho avuto i miei periodi con lo yoga ;-) Posso dire che attorno ai 20 anni mi salvo' quasi la vita, ma dai 26 a 35 suonati non lo praticai per niente, salvo un poco di meditazione. Poi ripresi, ma sempre a fasi alterne. Credo che anche per queste cose ci sia un tempo fuori dal quale si percepisce come una costrizione piuttosto che come un piacere...
    Un caro saluto :-)

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  5. Le religioni, anche la nostra, sono state utilizzate per formare la mentalità della popolazione per migliaia di anni, spesso la differenza fra una e l'altra, fra oriente ed occidente si gioca nell'immagine e nel valore dato alla paura o al peccato e nell'utilizzo che di questi si fa per guidare le persone, poi le società evolvono, alcuni Dei vengono sostituiti da altri, ma l'atteggiamento mentale nei confronti della paura (della morte soprattutto) rimene radicato e questa è una vera impronta digitale di una società: paura della povertà, di invecchiare....... di morire.

    Qualche tempo fa abbiamo seguito alcune confernze di esegesi biblica, tenute da un esperto di testi sacri, letti e spiegati direttamente dalla lingua originale, si vede chiaramente che i testi sono stati interpretati e spesso stracvolti nel significato nelle traduzioni fatte nei vari periodi storici oppure volutamente modificare pre dare loro un differente indirizzo soprattutto nel medioevo. Beh i testi originali erano molto simili a quelli che oggi noi definiamo libri di filosofia orientale.

    Per quanto riguarda la mia ricerca, incontrando il tai chi, ho trovato molte delle risposte che cercavo, per il momento è un buon mezzo per procedere lungo la Via, del doman, per fortuna, non v'è certezza :)

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  6. Io non ci vedo niente di male ad avere paura credo faccia parte del nostro essere e quindi perchè non si dovrebbe aver paura di qualcosa che in fondo non conosciamo? non per questo dobbiamo vivere nel terrore basta accettare questo fatto no?

    Lo so lo so non sono per niente profonda ..

    A(ugh)

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  7. Beh hai perfettamente ragione, se non ne avessimo paura non saremmo qui a parlarne perchè saremmo tutti morti. La paura della morte è un qualcosa che ci ha "messo dentro" la natura per evitare di andarci ad infilare in bocca di qualche tigre nel folto della giungla, piuttosto che buttarci da un grattacielo per vedere se la legge di gravità funziona davvero come dicono i libri di scuola :)

    In realtà il tuo pensiero ha quella che potremmo definire una profondità pratica, senza troppe infrastrutture, che è poi quella che dovremmo avere per non temere la morte e molte altre cose :)

    Vabbè ma tu sei Maga!!! ,,,, o non più?

    P.

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